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autore
brano
 
Cicerone
De Natura Deorum III,35
 
originale
 
[35] Sed omnia vestri, Balbe, solent ad igneam vim referre Heraclitum, ut opinor, sequentes, quem ipsum non omnes interpretantur uno modo; quem, quoniam, quid diceret, intellegi noluit, omittamus; vos autem ita dicitis, omnem vim esse ignem, itaque et animantis, cum calor defecerit, tum interire, et in omni natura rerum id vivere, id vigere, quod caleat. Ego autem non intellego, quomodo calore extincto corpora intereant, non intereant umore aut spiritu amisso, praesertim cum intereant etiam nimio calore.
 
traduzione
 
35. Quelli della scuola dei nostro Balbo sono soliti ridurre tutto al fuoco rifacendosi, a quanto mi sembra di capire, ad Eraclito. Non tutti per? interpretano il pensiero di costui allo stesso modo e, dal momento che fu proprio lui a non volere di proposito farsi capire, lo lasceremo da parte. Quanto a voi affermate che ogni forza si identifica coi fuoco, che la vita ha termine quando viene a mancare il calore e che in natura vive e vigoreggia tutto ci? che possiede calore. Io per? non riesco proprio a comprendere perch? mai i corpi dovrebbero perire quando viene loro a mancare il calore e non quando viene loro a mancare l'acqua o l'aria, specie se si considera che si muore anche per troppo calore.
 

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